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Settembre 10, 2025

Le 3 categorie di DPI: per rischi minimi, moderati e gravi

Non tutti i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) sono uguali. Ogni contesto lavorativo presenta rischi specifici, e ogni rischio richiede un livello di protezione adeguato. Per questo motivo, la normativa europea ha introdotto una classificazione in tre categorie, che distingue i DPI in base alla gravità del rischio da cui devono proteggere e alla complessità del dispositivo.

Categorie DPI: come funziona la classificazione

La suddivisione dei DPI in categorie permette di identificare rapidamente quale dispositivo è adatto a un determinato scenario operativo.

DPI di I categoria

Offrono protezione da rischi minimi. Sono pensati per attività in cui il pericolo è limitato, come piccoli urti, abrasioni leggere, contatto con sostanze poco aggressive o condizioni atmosferiche ordinarie.

DPI di II categoria

Sono destinati a rischi intermedi, che possono causare lesioni serie ma non letali. Fanno parte di questa categoria molti dispositivi comuni nei cantieri e nei settori industriali.

DPI di III categoria

Sono progettati per affrontare rischi gravi o potenzialmente letali. Vengono impiegati in ambienti ad alta pericolosità, come in presenza di agenti chimici, radiazioni, temperature estreme o atmosfere prive di ossigeno.

A ciascuna categoria corrispondono specifici requisiti tecnici e obblighi di certificazione, oltre a una diversa responsabilità in termini di formazione degli operatori.

Esempi e certificazione dei DPI

Un paio di guanti da giardinaggio o una mantella antipioggia rientrano nella I categoria: dispositivi semplici, che possono essere autocertificati dal produttore.

Nella II categoria troviamo invece prodotti come scarpe antinfortunistiche, elmetti da cantiere, maschere antipolvere: dispositivi più complessi, che richiedono la certificazione CE da parte di un ente notificato.

I DPI di III categoria includono dispositivi salvavita, come autorespiratori, tute NBCR o imbracature anticaduta. In questo caso, la procedura è più rigorosa: oltre alla certificazione, serve anche un sistema di controllo della produzione e un esame UE con validità quinquennale.

Le normative di riferimento

Il Regolamento (UE) 2016/425 ha aggiornato il quadro normativo precedente, introducendo requisiti più stringenti in termini di progettazione, marcatura e responsabilità lungo tutta la filiera. In Italia, il recepimento è avvenuto con il D.Lgs. 17/2019.

A livello operativo, resta centrale il D.Lgs. 81/2008, che impone al datore di lavoro l’obbligo di fornire DPI adeguati, assicurarne il corretto utilizzo e garantire la formazione degli addetti.

Trattamento corretto: pulizia, igiene, manutenzione

Indossare un DPI adeguato non basta. Per proteggere davvero, i dispositivi devono essere mantenuti in condizioni ottimali. Dopo ogni utilizzo, è fondamentale:

  • pulirli con prodotti compatibili
  • ispezionarli per escludere danni o usura
  • conservarli in ambienti asciutti e igienizzati
  • e sostituirli quando necessario.

In particolare per i DPI ad alto rischio, è raccomandabile affidarsi a sistemi professionali di lavaggio e disinfezione. Pro Fire, in collaborazione con Miele Professional, mette a disposizione soluzioni tecniche su misura per garantire l’efficienza e la durata dei dispositivi.

Scegliere e trattare i DPI nel modo giusto fa la differenza

Conoscere le categorie dei DPI è il primo passo per proteggere chi lavora in ambienti a rischio. Ma la vera sicurezza nasce da un sistema completo: scelta corretta, uso consapevole, manutenzione costante.

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